LE MASSERIE SALENTINE
NEL CUORE DEL SALENTO...
giovedì 4 novembre 2010
LA FAUNA.
Per quanto concerne la fauna del Salento vi si possono annoverare numerose specie di uccelli quali la gru, l'airone grigio (Ardea cinerea), il germano reale (Anas platyrhynchos), il tarabuso (Botaurus stellaris), la ghiandaia marina (Coracias garrulus), il fistione turco (Netta rufina), il gheppio (Falco tinnunculus), nonché numerose specie di rettili, come lucertole e gechi, di mammiferi, quali ricci, volpi e faine, e di artropodi, quali scorpioni e tarante[8].Intorno a 800-700 mila anni prende lentamente avvio la completa emersione delle terre salentine, tuttavia altre ingressioni del mare intervengono nei periodi interglaciali, che si inoltra fino all'interno con lunghi bracci.
Prova ne sono i potenti depositi di argille azzurre, presenti al centro del Salento tra Cutrofiano e Corigliano d'Otranto, ricche di molluschi marini, mentre mancano documenti fossili terrestri databili con certezza al Pleistocene inferiore, periodo in cui non è attestata neppure la presenza dell'Uomo.Nel corso dell’Interglaciale Riss-Würm (120-80 mila anni) fenomeni di carsismo superficiale determinando un progressivo ampliamento di fratture tettoniche verticali presenti nella Pietra leccese, diedero origine a diaclasi imbutiformi, denominate ventarole o jentarole, che rimasero attive per lungo tempo, fino almeno il primo acme della glaciazione wurmiana, intorno a 60 mila anni.
Profonde fino a 18 metri e larghe all’imboccatura fino a 4-5 metri, le ventarole funsero da vere e proprie trappole naturali per gli animali che ebbero la sventura di cadervi dentro, ma furono anche una sorta di dispensa di cibo per le iene, che spesso ricavavano al loro interno la tana.Anche l’Uomo di Neandertal inserì la periodica esplorazione delle ventarole tra le sue strategie di caccia, scendendo nelle cavità, dove asportava dagli animali le parti che più lo soddisfacevano e lasciando in posto il resto della carcassa, come dimostrano i segni di taglio netto e strie da strumento litico, riscontrati su diversi reperti osteologicinel Museo. rinvenuti in queste fratture e oggi esposti
Nel corso dell'ultimo grande freddo, il Würm, queste profonde buche vennero rapidamente colmate da deposito colluviale che le occultò agli occhi dell'uomo, fino agli impianti di attività estrattive di cava nella Pietra Leccese.
Durante le fasi di estrazione della Pietra leccese, spesso ventarole tagliate verticalmente sulle pareti di cava riaprono un deposito a terre rosse sigillato per millenni, ricco di fauna in buona parte scomparsa dal Salento, come l’orso delle caverne, il rinoceronte, l’elefante, l’ippopotamo, la iena, in associazione con altri animali completamente estinti come il Bos primigenius, l’Equus hydruntinus ed il Mammut.Le prime segnalazioni di ventarole a deposito pleistocenico si devono a Decio de Lorentiis, primo direttore del Museo, che intervenne nelle cave di Pietra leccese di contrada San Sidero di Maglie, nel corso degli anni 50 del 1900, individuandone circa una decina.
Le particolari condizioni di molti reperti, spesso in connessione anatomica, ha reso i materiali faunistici delle ventarole salentine una preziosa riserva di informazioni e di confronto per gli studiosi; nondimeno le ventarole tagliate sui fronti di alcune cave dismesse nei territori di Maglie, Cursi e Melpignano, offrono oggi uno spettacolo paesaggistico straordinario che, unito al valore scientifico dei loro depositi, le rende uniche nel patrimonio geologico e paesaggistico italiano.
LA FLORA E LA FAUNA...
Il Salento è un paradiso botanico. A metà gennaio iniziano a fiorire i mandorli e i campi iniziano a coprirsi di fiori, che presto saranno ovunque: sul ciglio dei sentieri, nelle crepe dei muri, sotto gli ulivi, nelle fessure delle pareti rocciose sospese sul mare, in una fantasmagoria cromatica sempre più smagliante ad ogni nuova pioggia primaverile. Con l'estate i toni mutano, ma non si smorzano. Ora a vincere è il rosso intenso della terra, le mille sfumature di verde della macchia mediterranea, il bianco dei muretti calcinati dal sole e gli azzurri intensi del mare e del cielo. Altri fiori, ma più ancora mille bacche policrome annunciano l'autunno ed il breve inverno. Stime recenti valutano che la flora del Salento annoveri 1400 specie, che rendono l'area fra le zone floristicamente più ricche dell'intera Europa. In altre parole, qui è presente un quarto di tutta la flora italiana. Molte di queste specie sono endemiche o a diffusione balcanica. Sulla costa rocciosa tra Otranto e Leuca troviamo specie endemiche come il Fiordaliso del Capo di Leuca (Centaurea Leucadea), l'Alisso di Leuca (Aurina Leucadea) e il Garofano Salentino (Dianthus Japigycus) e balcaniche come il Kummel di Grecia (Carum Multiflorum). Sul versante ionico, oltre all'endemico Limonio Salentino (Limonium Japigycum), le dune sono coperte da macchie di Ginepro Coccolone (Juniperus Oxycedrus). Notevole nel Salento è la presenza di molte specie di orchidee spontanee. Alcune di esse, come l'Orchis laxiflora, l'Ophrys apifera e l'Orchis palustris, sono esclusive delle nostre aree lagunari e paludose, mentre altre crescono in ambienti |
mercoledì 3 novembre 2010
UN PICCOLO PARADISO TERRESTRE NEL SALENTO!!
Il versante della costa del Salento che va da Torre Vado direzione Gallipoli per arrivare a Punta Prosciutto è prevalentemente basso e sabbioso. Le spiagge sabbiose più belle di questo versante sono partendo da Leuca: Spiaggia di Pescoluse, Spiaggia di Torre Pali, Lido Marini, Spiaggia di Torre Mozza, Spiaggia di San Giovanni, Punta Pizzo e Baia Verde a Gallipoli, santa Maria al Bagno a Nardò, Porto Cesareo, Torre Lapillo e Punta Prosciutto.
Qui a Santa Maria di leuca troviamo le altre grotte visitabili via mare, successivamente per gli amanti dei tuffi Il PONTE DEL CIOLO offre un'esperienza non indifferente. La Grotta Zinzulusa e Castro Marina sono mete irrinunciabili per chi viene nel Salento.
Qui a Santa Maria di leuca troviamo le altre grotte visitabili via mare, successivamente per gli amanti dei tuffi Il PONTE DEL CIOLO offre un'esperienza non indifferente. La Grotta Zinzulusa e Castro Marina sono mete irrinunciabili per chi viene nel Salento.
Salento D'Amare...
LE ORIGINI.
Il Salento, noto anche come penisola salentina e conosciuto come Tacco d'Italia, è una subregione dell'Italia che si estende sulla parte meridionale della Puglia, tra il mar Ionio ad ovest e il mar Adriatico ad est.
Gli abitanti dell'area, che comprende l'intera provincia di Lecce, quasi tutta quella di Brindisi e parte di quella di Taranto, si distinguono per caratteristiche culturali e glottologiche rispetto al resto della regione. Da un punto di vista storico il Salento ha fatto parte per molti secoli dell'antica circoscrizione denominata Terra d'Otranto.
Lecce, in particolare, che dette anche i natali al re normanno Tancredi di Sicilia della famiglia d'Altavilla, uscì in questo periodo dalle nebbie del Medioevo per assurgere a centro principale della penisola salentina, da allora ufficialmente denominata "Terra d'Otranto". Federico II di Svevia si dedicò così come in altre aree del suo regno al Salento, in particolare modificò profondamente i castelli di Brindisi ed Oria per fare solo alcuni esempi. Nel 1384, sotto gli Angioini, il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo - in seguito al matrimonio con la contessa di Lecce Maria d'Enghien - diventò uno dei più ricchi e potenti feudatari del Regno. Alla sua morte, nel 1406, il Re di Napoli Ladislao giunse in armi sotto le mura di Taranto per rivendicarne il possesso, ma Maria d'Enghien, lo respinse per due volte. Alla fine Ladislao propose di sposare la contessa, ottenendo per via diplomatica ciò che non era riuscito a conquistare con la forza. Nel 1480, sotto gli Aragonesi, Otranto fu invasa dai Turchi guidati da Ahmet Pascià, con l'eccidio di 800 persone che rifiutarono la conversione all'Islam. Fu questo l'episodio più eclatante di una lunga serie di assalti turchi e barbareschi, che si fecero particolarmente intensi nel XVI secolo, tanto che vennero edificate centinaia di torri lungo le coste, da cui poter avvistare in tempo le navi corsare.
LA CULTURA SALENTINA
Una questione da tempo dibattuta è quella relativa ai confini culturali del Salento che non corrisponderebbero ai limiti geografici della penisola salentina, ma delimiterebbero un territorio più piccolo, variabile a seconda dell'elemento caratterizzante che viene preso in considerazione. Ad esempio, la convenzione qui seguita, precedentemente definita, pone al di fuori del Salento i territori (che da un punto di vista geografico possono pur sempre definirsi salentini) di Massafra, Statte, Montemesola, Crispiano, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Fasano. Ma nel caso in cui faccia da discriminante il dialetto, rimarrebbero fuori anche centri importanti come Taranto o Ostuni; mentre si arriverebbe ad includere Egnazia, nei pressi di Fasano, se si facesse riferimento alla cultura messapica, o addirittura Martina Franca, posta in piena Valle d'Itria, se si guarda all'architettura barocca[10].
Il Salento, noto anche come penisola salentina e conosciuto come Tacco d'Italia, è una subregione dell'Italia che si estende sulla parte meridionale della Puglia, tra il mar Ionio ad ovest e il mar Adriatico ad est.
Gli abitanti dell'area, che comprende l'intera provincia di Lecce, quasi tutta quella di Brindisi e parte di quella di Taranto, si distinguono per caratteristiche culturali e glottologiche rispetto al resto della regione. Da un punto di vista storico il Salento ha fatto parte per molti secoli dell'antica circoscrizione denominata Terra d'Otranto.
Lecce, in particolare, che dette anche i natali al re normanno Tancredi di Sicilia della famiglia d'Altavilla, uscì in questo periodo dalle nebbie del Medioevo per assurgere a centro principale della penisola salentina, da allora ufficialmente denominata "Terra d'Otranto". Federico II di Svevia si dedicò così come in altre aree del suo regno al Salento, in particolare modificò profondamente i castelli di Brindisi ed Oria per fare solo alcuni esempi. Nel 1384, sotto gli Angioini, il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo - in seguito al matrimonio con la contessa di Lecce Maria d'Enghien - diventò uno dei più ricchi e potenti feudatari del Regno. Alla sua morte, nel 1406, il Re di Napoli Ladislao giunse in armi sotto le mura di Taranto per rivendicarne il possesso, ma Maria d'Enghien, lo respinse per due volte. Alla fine Ladislao propose di sposare la contessa, ottenendo per via diplomatica ciò che non era riuscito a conquistare con la forza. Nel 1480, sotto gli Aragonesi, Otranto fu invasa dai Turchi guidati da Ahmet Pascià, con l'eccidio di 800 persone che rifiutarono la conversione all'Islam. Fu questo l'episodio più eclatante di una lunga serie di assalti turchi e barbareschi, che si fecero particolarmente intensi nel XVI secolo, tanto che vennero edificate centinaia di torri lungo le coste, da cui poter avvistare in tempo le navi corsare.
LA CULTURA SALENTINA
Una questione da tempo dibattuta è quella relativa ai confini culturali del Salento che non corrisponderebbero ai limiti geografici della penisola salentina, ma delimiterebbero un territorio più piccolo, variabile a seconda dell'elemento caratterizzante che viene preso in considerazione. Ad esempio, la convenzione qui seguita, precedentemente definita, pone al di fuori del Salento i territori (che da un punto di vista geografico possono pur sempre definirsi salentini) di Massafra, Statte, Montemesola, Crispiano, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Fasano. Ma nel caso in cui faccia da discriminante il dialetto, rimarrebbero fuori anche centri importanti come Taranto o Ostuni; mentre si arriverebbe ad includere Egnazia, nei pressi di Fasano, se si facesse riferimento alla cultura messapica, o addirittura Martina Franca, posta in piena Valle d'Itria, se si guarda all'architettura barocca[10].
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